MONTEFALCO – La riscoperta di un vitigno a bacca bianca che rischiava di scomparire, il Trebbiano Spoletino, dalla grande personalità. E la proposta del rosso della tradizione, il Sagrantino, in una chiave moderna ma pur sempre tipica, grazie a lunghe macerazioni in grado di estrarre le parti dolci dei tannini.
Enologica Montefalco 2018 mette sul piatto novità e tendenze di un’Umbria del vino dalle tinte bianco rosse. La regione del centro Italia, dall’anima notoriamente “rossista”, guarda al futuro con ottime prospettive di crescita sostenibile e affermazione qualitativa.
La 39a edizione dell’evento di punta organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, dal Comune di Montefalco e dall’Associazione Strada del Sagrantino, in scena dal 14 al 16 settembre, ha tutte le carte in regola per essere ricordata come quella della svolta. Con la consacrazione delle nuove scommesse.
Una rivoluzione che potrebbe portare il quadrilatero compreso tra Cannara, Gualdo Cattaneo, Spoleto e Foligno, in provincia di Perugia, a consacrarsi tra i pochi in Italia in grado di esprimere, uno accanto all’altro, un vino bianco e uno rosso dalle straordinarie potenzialità d’invecchiamento.
Il tutto sui territori di due Denominazioni diverse: Montefalco e la giovane Spoleto, costituita nel 2011 (oggi in fase di riorganizzazione) proprio per dare luce all’autoctono Trebbiano, diverso dai cloni più noti come il romagnolo, il toscano, l’abruzzese o quello di Soave.
LA CANTINA SIMBOLO
A Enologica 2018 è l’Azienda agricola Perticaia a regalare le ventate più sferzanti di quest’aria di cambiamento. Come? Con due verticali. Una di Trebbiano Spoletino e l’altra di Sagrantino di Montefalco. Entrambe superano a pieni voti la prova del calice e del tempo.
La cantina fondata nel 2000 da Guido Guardigli, ceduta a febbraio 2018 alla famiglia Becca, è tra le realtà simbolo della rivoluzione in corso a Montefalco. Della precedente gestione rimane il direttore commerciale, enologo e factotum Alessandro Meniconi, uno dei giovani winemaker più promettenti del panorama italiano (31 anni, classe 1987).
Sue, in sostanza, le redini della winery di località Casale, da quando Aldo Becca e il figlio Flavio – imprenditori umbri originari di Valtopina, nel folignate – hanno deciso di allargare il loro impero di società attive in Europa (estremamente diversificate, dal luxury allo sport, passando per il food) investendo proprio su Perticaia.
LA VERTICALE DI TREBBIANO SPOLETINO
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2017, Perticaia. Tredici gradi e mezzo di percentuale d’alcol in volume sono un’eccezione per il Trebbiano Spoletino di casa Perticaia, ma il dato analitico riflette alla perfezione l’andamento dell’annata. Colore giallo paglierino, riflessi verdolini. Radice di liquirizia in “salsa” di iodio, al naso.
In bocca pieno, carico di freschezza e di sentori netti di frutta esotica. Oggi un gran vino, a tutto pasto. Uno di quelli di farne la scorta, dimenticandoli in cantina per valutarne l’evoluzione negli anni (una scommessa vincente).
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2016, Perticaia. Colore simile al precedente. Naso netto di pietra focaia. Una sfumatura minerale che viene confermata ampiamente dal palato. Chiusura fresca, balsamica.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2015, Perticaia. Giallo dorato alla vista. Venatura iodata al palato, con la frutta esotica che pare un po’ stanca in questa fase di maturazione del nettare in bottiglia. In bocca il vino sfodera una sapidità sostenuta, che cede il passo solo nel finale all’ormai classica nota balsamica.
Un vino estremamente mutevole nel calice, che scaldandosi rivela i risvolti vegetali del vitigno, in questa particolare annata: bosco, muschio, humus, ricordi di fungo. Radice di pino. L’acidità viva ricorda il lime, specie in centro bocca. Un vino che si deve assestare, uscendo da una fase tumultuosa.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2014, Perticaia. Colore ancora più dorato del precedente campione. E non a caso il naso parla di miele d’acacia, anticipato dalle evidenze cromatiche. Acidità spiccata, che tende ad amalgamarsi con l’ossigenazione al corredo fruttato tipico. Ecco, oltre al miele, i primi sentori d’idrocarburo, a quattro anni abbondanti dalla vendemmia.
Non è un Riesling, ma alla cieca potrebbe trarre in inganno. Ed è questa, del resto, la dimensione a cui può aspirare il Trebbiano Spoletino, almeno nei confini italiani. Il naso torna, come nel caso della vendemmia 2014, su atmosfere di bosco bagnato dalla pioggia.
Acidità tranchant che verticalizza il sorso, come un brusco risveglio in una notte stellata. Poi, una brezza di montagna a sancire la pregevole chiusura balsamica, mentolata.
Umbria Igt Trebbiano Spoletino 2011, Perticaia. Nota iodata che ricorda l’ostrica al naso, a metà tra la giapponese e l’irlandese. Dunque il verde salato dell’alga, ma anche tanti fiori e fieno. Mare e terra che s’incontrano.
In bocca, quasi a dispetto delle note iodate dell’olfatto, il vino appare tra i più balsamici della batteria: tanto da ricordare il cuore della liquirizia, con la conferma sostanziale di una tagliente acidità. La chiusura ha tendenza amaricante, piccante, con ricordi di pepe bianco.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2015 selezione “Del Posto”, Perticaia. Tra gli assaggi più esaltanti della nostra due giorni in Umbria. Si tratta del frutto del singolo vigneto su cui la cantina ha avviato il progetto di valorizzazione assoluta del Trebbiano Spoletino.
Dal giallo paglierino del calice ribolle una nota iodata netta, anche in questo caso corroborata da richiami di camomilla, asparago e il fieno. Acidità da strilli, che fa da spina dorsale a una struttura importante.
Ma il sorso, pur mostrando tutte le sua proiezione al futuro, appare comunque equilibrato grazie a ricordi levigati di miele d’acacia. Vino gastronomico da godersi oggi e, ancor più, tra qualche anno.
LA VERTICALE DI SAGRANTINO DI MONTEFALCO
Montefalco Sagrantino Docg 2013, Perticaia. Sono le “versioni” più giovani del Sagrantino di Perticaia a restituire la cifra del lavoro compiuto da Guido Guardigli e dal bravo enologo Alessandro Meniconi sul vitigno. Il Sagrantino è un vitigno estremamente duro, tannico e potente, che la winery interpreta su canoni di estrema finezza ed eleganza.
La vendemmia 2013, l’ultima in commercio, riflette alla perfezione questa filosofia: gran bevibilità giocata su tannini vivi ma integrati, bella freschezza e ottima lunghezza e persistenza. Un quadro che non strozza l’intrinseca potenza della varietà, comunque avvertibile.
Montefalco Sagrantino Docg 2009, Perticaia. L’annata calda si riflette nel calice, nel materializzarsi di note fruttate tipiche ma più mature del consueto. Il tannino ricorda a tutti che stiamo comunque parlando di Sagrantino.
Montefalco Sagrantino Docg 2008, Perticaia. Il miglior Sagrantino della batteria. Quello in cravatta, serio, quasi austero, chiuso su se stesso. Ma non per questo incapace di arrivare al cuore, sfoggiando un potenziale di grande concentrazione d’aromi che si libereranno gradatamente, almeno ancora per il prossimo decennio.
Impressioni che il naso annuncia e la bocca conferma, rivelandosi di una pienezza commovente. Un Sagrantino che di dà al pubblico piano, gradatamente. Ma con estrema convinzione. La scommessa? Immaginare un’evoluzione simile anche per la vendemmia 2013, per certi versi assimilabile.
Montefalco Sagrantino Docg 2007, Perticaia. Il primo Sagrantino che, oltre al corredo dei precedenti, rivela trame animali tipiche del vitigno (pellame, cuoio). Tanto da far pensare a una svolta nella cifra stilistica, avvenuta proprio in concomitanza della vendemmia sotto esame.
Il palato, del resto, è più che mai pulito e in netta scia con gli altri calici: elegante e fine, seppur potente. E’ il Sagrantino più sfidante della batteria. Quello che dimostra che è possibile far passare il concetto di un vino che ha altro da offrire, oltre a tannini e alcol.
Montefalco Sagrantino Docg 2005, Perticaia. La prova provata di una ricerca stilistica iniziata sin dagli albori dell’azienda, in un’ottica di semplificazione non banale del vitigno principe di Montefalco. Un vino ancora più che mai sulla cresta dell’onda, vivo, sinuoso, affascinante e persistente.
I MIGLIORI ASSAGGI A ENOLOGICA MONTEFALCO 2018
SPUMANTI
Spumante Metodo Classico Brut “N1”, Azienda Agraria Moretti Omero
Spumante Metodo Classico Brut Rosé, Scacciadiavoli
VINI BIANCHI
1) Umbria Bianco Igt “Le Tese”, Romanelli
2) Umbria Igt Trebbiano Spoletino Bio 2017 “Laetitia”, Fongoli
3) Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2016 “Anteprima Tonda”, Antonelli
Segnalazioni:
Colli Martani Doc Grechetto 2016 “Colle Sorregani”, Dionigi
Umbria Igt 2017 “Bianco di Milziade”, Fattoria Colleallodole di Milziade Antano
Umbria Igt 2017 “Dunarobba”, Briziarelli
VINI ROSSI
1) Montefalco Sagrantino Docg 2011, Scacciadiavoli
2) Montefalco Sagrantino Docg 2007 “il Domenico”, Adanti
3) Montefalco Sagrantino Docg 2013, Fattoria ColSanto
Segnalazioni:
Montefalco Sagrantino Docg Bio 2012, Fongoli
Montefalco Sagrantino Docg 2011, Antonelli
Montefalco Sagrantino Docg 2010, Terre di Capitani
Montefalco Sagrantino Docg 2014, Benedetti & Grigi
Montefalco Sagrantino Docg 2009, Briziarelli
Montefalco Sagrantino Docg 2011, Colle Mora
Montefalco Sagrantino Docg 2012 “Preda del falco”, Broccatelli Galli
Montefalco Rosso Riserva Bio 2015 “Serpullo”, Fongoli
Montefalco Rosso Riserva 2014 “Rubium”, Terre De La Custodia
LA LINEA PIU’ COMPLETA
1) Fongoli
2) Antonelli
3) Scacciadiavoli
Profilo autore

- Nato con la penna in mano, poi c’è finito pure un calice. Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi Vinialsuper.it e WineMag.it. Segno Vergine allergico alle ingiustizie, innamorato delle cause perse e del blind tasting, vivo il mestiere come una missione e una delle più alte forme di altruismo. Edito con cadenza annuale la guida ai migliori vini Gdo, in collaborazione con la redazione.
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